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| Si stanno raccogliendo ovunque. In Messico, a Roma, a Bruxelles. A volte sono decine, altre volte solo in quattro, talvolta è uno solo che soffre e parla per tutti. La veglia di colui che ha già reso l’anima a Dio, ma che ogni tanto pare risvegliarsi, è già iniziata mentre i dottori e gli specialisti ancora si affannano intorno al cadavere per impedirne almeno una troppo rapida e sgradevole decomposizione.
Come in un dramma elisabettiano il clima è cupo. Pare di sentire l’odore della morte nell’aria, anche se ceri e incenso sono accesi ovunque per nasconderne l’aroma acido e dolciastro allo stesso tempo. Il pubblico è imbarazzato, spaventato, confuso. Le immagini rubate dalle chiese siciliane, ove sono conservate le mummie degli estinti, affollano le menti di ognuno come in un incubo filmico di Werner Herzog.
“Eravamo come voi, sarete come noi”, sembrano ammonire le immagini televisive, i giornalisti cialtroni e uomini politici dediti al ladrocinio e al tradimento, attraverso parole minacciose e, allo stesso tempo, disperate. La peste che ha causato la fine precoce ed inaspettata del caro estinto non si sa se è arrivata da ovest con il virus di Lehman oppure da oriente con un virus greco.
Intanto, intorno alla colonna infame, si cercano gli untori, si preparano i roghi, mentre i risparmiatori monatti iniziano ad aggirarsi per le vie cittadine cercando di sottrarre alle banche monete putrescenti e capitali già volatilizzati. Imbonitori da strapazzo urlano che l’euro è morto e che bisogna abbandonarlo, altri che, anche se morto, va in tutti i modi resuscitato.
Gli esorcisti al governo dichiarano di avere cure formidabili: carta straccia moltiplicata per centinaia di miliardi per le casseforti trasformate già in camere mortuarie e tagli, tanti, agli impiegati statali, ai lavoratori e ai loro stipendi. Mentre il sangue giovane dovrebbe essere ancora un medicamento miracoloso per la ripresa del Lazzaro monetario.
“Alzati e cammina” si ostinano a recitare, senza smettere di litigare tra di loro, nei loro sepolcri imbiancati, i signori della finanza, del potere e della guerra. Ma il giocattolo si è rotto, non funziona più. Tra molle e ingranaggi dispersi sul pavimento della stanza di un bambino curioso e dispettoso, piangono e si affannano fingendo di sapere come porre rimedio al tutto. L’importante è che il pubblico sia sì spaventato, ma, allo stesso tempo, creda ai sacerdoti e agli stregoni della religione del capitale, del risparmio e del salario.
Quelli che urlano la morte del vecchio dio monetario europeo si aggirano sventolando nuovi idoli: la lira, il susino, monete locali e comunali. Altra carta straccia, utile soltanto a non far perdere la fiducia nel denaro e nel mercato. Insultiamoci, picchiamoci, spariamoci addosso, ma non rinunciamo all’unica vera fede: quella del capitale e del suo feticcio universale.
Invece, è proprio quello ad essere definitivamente morto....Read the whole post...
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